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Testa di uomo

Testa di uomo

bronzo

40 x 33 x 22 cm

1933

n. inv. 173

L’espressività di questo volto, dai tratti segnati dalle bellissime imperfezioni e dalle rughe del tempo che ogni essere umano porta come simbolo di distinzione e unicità, ha echi antichi. Come già individuato da Floriano de Santi, il riferimento evidente è all’austero realismo della ritrattistica romana di età repubblicana, per cui nulla è risparmiato dalla ripresa dal vero: non una ruga è levigata, non una caratteristica fisionomica è ammorbidita per migliorare la piacevolezza visiva del volto; la realtà è lo specchio dell’esperienza umana, tanto più magnifica quanto più si avvicina alla verità.

Il verismo del ritratto romano repubblicano, spesso mutuato dalle maschere funebri in cera, ben rappresentava le virtù che l’uomo civile doveva avere, ossia la sobrietà nei modi e l’inflessibilità morale, si prenda a esempio il Ritratto virile 535 della collezione Torlonia (I sec. a.C.) o il Ritratto di vecchio del Museo civico di Osimo (45 a.C.); la stessa asciutta eloquenza è declinata da Crocetti per rappresentare l’uomo contemporaneo, assorto e attonito: come già notato da Enzo Carli, la capacità di Crocetti di saper coniugare la sensibilità contemporanea alla tradizione scultorea del passato, scegliendo di volta in volta riferimenti coltissimi, è sorprendente e questo ritratto ne è un mirabile esempio.

Ne 1940, Crocetti realizzò un’altra Testa d’uomo in bronzo molto simile, ma dalle dimensioni leggermente variate (48x25x26 cm.): fu presentata, nel 1943, alla IV Quadriennale di Roma e comprata dal Ministero dell’Educazione, che offrì diecimila lire per destinare l’opera alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, dove è attualmente conservata (n. inv. 3473).