La rappresentazione della Divina Maternità trae ispirazione dall’antica iconografia bizantina della Kardiotissa, particolare immagine facente parte della tipologia dell’Eleusa, anche detta Madonna della tenerezza, poiché è rappresentata in intimo affetto con il Figlio che abbraccia e bacia: in questa precipua figura, il Bambino è raffigurato con la testa leggermente rivolta indietro e la mano protesa sulla testa della Vergine.
Il nucleo compatto delle due figure ha uno schema triangolare la cui sommità coincide con i due volti guancia a guancia, massima espressione della misericordia della Vergine che, attraverso il sacrificio del Figlio, divenne Madre dell’intera umanità.
Come per altre opere in marmo, anche di questo rilievo non si conosce l’anno di realizzazione: da un punto di vista stilistico, considerando il poco aggetto e la tendenza alla stilizzazione delle forme, la datazione più probabile è ascrivibile non prima degli anni ‘50.
Esposta presso la Cappella del Museo Venanzo Crocetti dal 2002.
Mariano Apa. Via Pulchritudinis – da Crocetti, risalendo a Delitio, a Sclocchini e Stampone, 2004, Teramo.
L’arte sacra di Venanzo Crocetti, catalogo della mostra (Sulmona, Polo Culturale civico diocesano Ex conventi S. Chiara, 19 giugno – 18 luglio 2010) a cura di Tiziana d’Acchille, Albano Laziale (RM), pp. 48-49.