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Maternità
particolare
particolare

Maternità

La fuga

marmo

183 x 30 x 45 cm

s.d.

n. inv. 105

Come una stele commemorativa del sentimento più istintivo e profondo, l’amore per il proprio figlio, la scultura mostra un abbraccio tra una donna e un neonato, accoccolato tra il collo e la spalla sinistra della madre. Appena accennato il passo, l’idea della fuga è determinata proprio dall’abbraccio così stretto da assomigliare più a un modo per contenere il bambino prima di mettersi in moto.

Volutamente, la scultura è stata lasciata incompleta: la tunica della donna è interrotta bruscamente a livello del ginocchio sinistro e anche il copricapo quadrangolare mostra I lati non perfettamente squadrati; come nel michelangiolesco concetto di trarre dalla pietra una forma che è già insita nella materia, l’opera di Crocetti conserva il ricordo del blocco da cui è stata generata.

Questa archeologia della scultura, per la quale, appunto, l’artista abruzzese ha lasciato a vista parti del marmo così come cavato in origine, è una caratteristica della ricerca di Crocetti propria anche di alcuni lavori in bronzo, nei quali la superficie scabra (Torso, n. inv. 23) o le forme geometriche da cui sviluppare la forma non sono trattate (Donna al fiume, n. inv. 29): la struttura dell’opera è parte integrante del risultato finale, per cui la forma lascia il passo a ciò che è sotteso.

Venanzo Crocetti non diede un titolo all’opera, La fuga fu il nome conferito dall’on. Antonio Tancredi, presidente della Fondazione Crocetti, mentre Maternità è il titolo con cui l’opera è ricordata nel catalogo della mostra del 2013 a Palazzo Venezia (Venanzo Crocetti e il sentimento dell’antico, a cura di Paola Goretti).