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Leone

Leone

bronzo

128 x 201 x 93 cm

1937

n. inv. 245

Nonostante l’amore e l’attenzione che Venanzo Crocetti riservò allo studio dei felini di grandi dimensioni non si esaurì mai durante la sua lunga carriera, come egli stesso raccontò nella propria autobiografia, tuttavia le prove più significative vennero eseguite durante il quarto decennio del XX secolo. In questa scultura, la caratterizzazione dell’animale avviene attraverso due principali peculiarità: la saettante muscolatura che si delinea sotto la superficie; il movimento, tipico dei felini, di sbilanciare il peso del corpo da una sola parte pur rimanendo in equilibrio. Prima ancora che la criniera arruffata, esempio di virtuosismo scultoreo, è da questi due elementi statici che si palesa l’approfondito studio anatomico del maestro abruzzese, derivato da anni di osservazione dal vero.

Come acutamente individuato da Paola Goretti, la scultura è palesemente ispirata alla Chimera di Arturo Martini, eseguita qualche anno prima dal maestro trevigiano, che Crocetti avvicendò nella cattedra di scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia nel 1946 (bronzo, 1933-1935, Firenze, Museo Novecento): non si tratta di una vera e propria citazione, piuttosto di un’assimilazione che stratifica, alla lezione del classico del maestro più anziano, la personale maniera di interpretare il linguaggio moderno, innanzitutto palese nella vertiginosa e sbilenca posizione dell’animale.

La prima versione dell’opera, in patina nera, fu utilizzata da Crocetti alla fine degli anni ’40 per la realizzazione del monumento di Mario Capuani (1946-1948), medico pediatra morto partigiano nel 1943, nel parco della villa comunale di Teramo (Floriano de Santi 2001, n. 7).

Leone e Leonessa, giardino Museo Crocetti
Leone e Leonessa, giardino Museo Crocetti
Teramo, Monumento a Mario Capuani (cartolina del 1949, foto Sgattoni, Teramo)
Teramo, Monumento a Mario Capuani (cartolina del 1949, foto Sgattoni, Teramo)