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Giovane con agnello
Giovane con agnello

Giovane con agnello

bronzo

166 x 70 x 50 cm

1942

n. inv. 21

La vastissima conoscenza di Crocetti per la statuaria greca, che ebbe modo di osservare e studiare direttamente negli anni in cui fu impiegato nel Laboratorio di Restauro dei Musei Vaticani, appare evidentissima in quest’opera, di mirabile equilibrio formale e profondo significato simbolico.

La posizione chiastica della figura maschile, che non ripropone il più classico schema del Doriforo di Policleto (450 a.C. ca.) ma ne varia il bilanciamento secondo una linea curva data dall’inarcamento della schiena che si protende verso destra, leggermente in avanti, ha un rimando diretto all’Apoxyόmenos di Lisippo (370 ca. a.C.) o all’Apollo Sauroctono di Prassitele (350 a.C.), sculture sicuramente conosciute dal maestro abruzzese attraverso le copie romane in marmo di I secolo conservate presso il Museo Pio-Clementino in Vaticano. In particolare, la scultura di Crocetti condivide con l’opera prassitelea il medesimo modello anatomico di giovane ancora imberbe, dalla muscolatura asciutta e scattante ma non pienamente formata.

Il rimando iconografico, però, è da cercare nella tradizione figurativa paleo-cristiana, in riferimento al Buon Pastore che lascia il gregge per recuperare la pecorella smarrita (Mt 18, 12-14; Lc 15, 3-7); anche secondo questa chiave interpretativa, il rapporto con la collezione vaticana non può che essere prioritario: più che la statuetta in marmo del Pio-Cristiano (nella quale l’agnello è portato sulle spalle, come l’arcaico prototipo figurativo del Moskophoros ritrovato nell’Acropoli di Atene – 570 a.C. ca.), l’attinenza più stringente è con la scultura in bronzo della Biblioteca Vaticana, protesa in avanti a proteggere il mite animale.

La prima versione dell’opera leggermente variata in alcuni dettagli, è conservata presso il Banco di Napoli; un’altra fusione, di dimensioni più piccole (80x31x28,5 cm.) è conservata in una collezione abruzzese (De Santi 2001, n. 10).