Donne che si accapigliano
Donne che si azzuffano
bronzo
24 x 23 x 11 cm
1939
n. inv. 486
Come antiche lottatrici, queste due donne sembrano avere le caratteristiche fisiche e le movenze degli atleti nelle lotte greco-romane. L’arcaica iconografia dei lottatori (si prenda, a esempio il Gruppo dei lottatori, Firenze, Galleria degli Uffizi) è qui tradotta al femminile in un groviglio di forme che rende eroica la scena di una violenza ancestrale.
La nudità delle due protagoniste, la posizione simmetrica delle gambe, piegate come molle per fungere da leve, ricorda l’opera Le lavandaie (n. inv. 51) di poco precedente (1937): longilinee e incedenti le fanciulle nell’atto di strizzare un panno, muscolose e posate queste due lottatrici furenti, avviluppate nella parte alta del corpo in una posa contorta che si ritrova anche nel Baccanale (n. inv. 488) eseguito nello stesso anno.
In linea con la ricerca che il maestro abruzzese portò sempre avanti, l’idea del classico è proposta in questa opera in modo celato, ammantata di una superficiale sembianza quotidiana di semplice interpretazione: il significato più recondito, la citazione raffinata hanno bisogno di attenzione e approfondimento per essere colti nella loro pienezza.
1946 Perugia, Galleria Nuova (mostra personale)