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Donna che guarda la luna

Donna che guarda la luna

bronzo

45 x 32 x 36 cm

1956

n. inv. 183

Da tempi ancestrali, la luna è un simbolo femminile: il ciclo lunare è idealmente legato all’esistenza della donna e il suo continuo mutare di forma è stato spesso paragonato al fascino femmineo poiché è il corpo celeste legato alla dea Diana, come ricorda Dalla Terra alla Luna di Jules Verne. La luna è la sede dei sogni per Oscar Wilde e il luogo dove si ritrovano le cose perdute per Ludovico Ariosto, nelle memorabili pagine del viaggio di Astolfo sulla luna per ritrovare la ragione perduta di Orlando, non a caso reso folle dall’amore per una donna, Angelica (Orlando furioso, XXXIV, 70-87).

Nella piccola testa di Crocetti, il rapporto tra la donna e la luna si esplica attraverso lo sguardo incantato di una giovinetta. La tensione del collo proteso e gli occhi rivolti al cielo trovano precedenti classici nella Menade Danzante dello scultore ellenico Skopas (330 a.C., Dresda, Staatliche Kunstsammlungen) e nella Testa di guerriero dal frontone del tempo di Atena a Tegea (395 a.C., Atene, Museo Archeologico Nazionale).

Lo sguardo attento e la bocca serrata della trasognata fanciulla ricordano i versi di Shakespeare in Romeo e Giulietta: “Folle è l’uomo che parla alla luna. Stolto chi non le presta ascolto”.

Una fusione identica, di proprietà del Museo Crocetti (inv. n. 182) è attualmente esposta in prestito nella sala Crocetti-Pagliaccetti della Galleria Comunale di Teramo. Un’altra versione, datata 1960, appartiene alla collezione del Museo Statale dell’Ermitage.