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Cavalieri che si salutano

Cavalieri che si salutano

bronzo

37,5 x 45 x 12 cm

1969

n. inv. 82

Più che un saluto, la gestualità dei personaggi sembra raffigurare un addio; più che di cavalieri, i personaggi ritratti assomigliano a lavoranti che partono per assolvere ai propri faticosi compiti. Il cavallo, imponente nella scena, è già in marcia sul punto di allontanarsi, mentre i due personaggi protendono le braccia nel tentativo simbolico di allungare il tempo del saluto. L’identificazione sociale degli uomini è possibile soltanto attraverso i copricapi: una scoppola per il personaggio stante, un cappello a falde tese e rotonde per quello a cavallo; non certo elementi tipici del cavalierato: la dignità del proprio compito quotidiano segna una nobiltà che è oltre il blasone.
Da un punto di vista compositivo, i dettagli fisionomici degli uomini sono ridotti al minimo, ai muscoli che a stento rivestono le magre ossa, ma i gesti sono più eloquenti delle espressioni. Tanto scarne sono le sembianze dei cavalieri, quanto possente la massa volumetrica dell’animale, che incede ignorando la volontà degli esseri umani. Come in molte composizioni di piccole dimensioni, Crocetti rivela una grande capacità narrativa riassunta in un fuggevole momento, si guardi, a esempio, La vendita della vacca (n. inv. 61): come in un romanzo verista, i significati non sono intellegibili da nulla di didascalicamente palesato, ma dall’osservazione acuta delle varie gestualità.