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Maria di Magdala accovacciata

Maria di Magdala accovacciata

bronzo

63 x 70 x 65 cm

1956

inv. n. 28

Più volte, durante l’intero arco della propria attività artistica, Crocetti raffigurò Maria di Magdala, seguace di Gesù Cristo che assistette alla Crocifissione e fu la prima testimone della Resurrezione. In questa opera, lo spazio che le membra dinoccolate avvolgono e sembrano voler abbracciare ha una definizione importantissima nell’equilibrio compositivo, tanto da far sembrare che la postura della donna sia stata pensata in funzione di quel vuoto. Il corpo della Maddalena, infatti, si apre ad arco intorno a uno spazio centrale, avvolto dagli arti piegati che si spalancano quasi ad avvolgere il vuoto davanti a sé.

Le gambe piegate e divaricate hanno la posizione tipica della Madonna con Bambino, iconografia nella quale l’apertura delle membra è necessaria per accogliere la figura di Gesù infante. In questo caso, al contrario, gli arti si aprono per far spazio al vuoto, foriero di disperazione: il dolore dell’assenza così efficacemente rappresentata dal nulla che si è costretti a ricevere e accettare.

Il gesto prono di Maddalena coglie magistralmente la sospensione temporale che si prova quando si subisce la realtà della perdita, quando la stanchezza fisica e morale arriva in soccorso alla disperazione. La composizione volumetrica, con la testa inclinata a sinistra in un gesto di doloroso abbandono, è debitrice della Donna accovacciata di Auguste Rodin (bronzo, 1880-1882, Monaco, Neue Pinakothek), ma lo sviluppo del corpo attorno allo spazio centrale, rappresentazione concreta dell’annullamento interiore, è una prova della sensibilità artistica di Crocetti.