In ricordo del Maestro Crocetti a 20 anni della sua scomparsa
Venanzo Crocetti (Giulianova, 3 agosto 1913 – Roma, 3 febbraio 2003)
“Crocetti ovvero la mistica solitudine della scultura, una libertà di cuore e di fantasia pagata a duro prezzo; ma l’abruzzese Crocetti sa bene che non deve nulla nemmeno alla sua terra e alla sua gente, la sua solitudine, il suo dolore e il suo destino d’essere artista e d’essere quindi solo con i suoi sogni e le sue angosce, per lui sono cominciati molto presto, da ragazzo, quando giunse a Roma a lavorare apprendista restauratore in Vaticano. Eppure, anche oggi … Crocetti è considerato un personaggio difficile, misantropo, e forse anche questo è vero. Ma Crocetti è troppo teso al suo ideale di scultura, al suo assoluto di bellezza, di perfezione, di armonia, di poesia insomma, per deviare d’un passo dal suo rigido monastico modus vivendi.
Crocetti ha imparato a star solo e vuol rimanere solo e basta graffiare d’un soffio la crosta della sua selvatichezza e troverete un uomo intero: generoso, cordiale, umano, disponibile, disarmato e fiducioso come un fanciullo, ma sempre diffidente verso i cialtroni e le cialtronate oppure verso i suoi stessi ammiratori. La sua intransigenza nasce dall’esperienza di vita, la sua cautela, la sua solitudine nascono da un fondo pessimistico nei confronti del prossimo. Ho sempre pensato che i Santi fossero diventati tali proprio per sfuggire il prossimo dopo aver conosciuto la sua cattiveria, la gente, la folla che sporca e involgarisce; e non vorrei essere blasfemo nel dire che i santi sono diventati santi proprio in odio alla gente e in amore per se stessi e gloria di Dio; Crocetti non dico che sia un santo ma è un mistico della scultura e credo che si guarda bene d’affrontare il prossimo suo; lo giudica per quello che è. Meglio stare solo, con la propria malinconia, come le sue sculture protese o sorprese in una gestualità sofferta o estatica; un eroismo di chi sa di soccombere ma vuol restare in silenzio, con pudore e dignità, in compagnia di una tenace e fedele illusione …“
Franco Simongini, 1982